Il settore vinicolo in Italia tiene testa al caro vita ma ora preoccupa il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino in Irlanda che potrebbero mettere a rischio l’export del nostro Paese.
È record storico per le esportazioni del vino made in Italy nel mondo per un valore vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022 grazie ad una crescita a due cifre delle vendite all’estero. Lo riferisce Coldiretti, associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, secondo cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito salgono sul podio dei principali clienti del vino italiano ma in fortissima crescita sono le vendite anche in Francia, concorrente storica.
Il settore in Italia fattura complessivamente 14 miliardi di euro e offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone nei più diversi ambiti, grazie ad una produzione destinata per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.
Tuttavia, Coldiretti sottolinea i costi delle aziende spinti dai rincari energetici, il moltiplicarsi delle imitazioni sui mercati esteri ed il rischio di un nuovo protezionismo alimentato dagli allarmi salutistici in etichetta come per le sigarette.
Etichette sul vino: di cosa si tratta
Nel nuovo anno preoccupa il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino in Irlanda che rappresentano un pericoloso precedente. L’Irlanda potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” nonostante i pareri contrari di Italia.
“È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Fonte Agi