Maggio 30, 2024 VIVERE GREEN Nessun commento

La corsa ad annunciare il record ha fatto fare un bello scivolone all’ufficio meteorologico indiano che poche ore dopo aver proclamato che la colonnina di mercurio aveva toccato i 52,9 gradi in un sobborgo di Delhi è stato costretto a rettificare dando la colpa a un sensore difettoso. L’incidente ha sottolineato l’importanza fondamentale della verifica delle letture della temperatura, in particolare per monitorare e comprendere come il clima sta cambiando – e rispondere di conseguenza.


L’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite è responsabile della certificazione dei record di temperatura globale, continentale ed emisferica. Ha sede a Ginevra e mantiene un archivio globale di condizioni meteorologiche e climatiche estreme, registra i dati relativi a temperatura, pressione, precipitazioni, grandine, aridità, vento, fulmini e mortalità legata alle condizioni meteorologiche.

Il suo lungo processo di verifica richiede mesi e persino anni di attento controllo scientifico e talvolta riscontra difetti di misurazione ed errori delle apparecchiature che fanno decadere i dati dichiarati.

L’OMM contatta innanzitutto il servizio meteorologico nazionale del paese interessato e l’organizzazione che ha registrato il presunto record per ottenere i dati grezzi. Ciò include dettagli sulla posizione esatta della lettura, sull’attrezzatura utilizzata, sulla sua calibrazione e sulle condizioni meteorologiche regionali in quel momento.

Una prima valutazione viene effettuata dalla Commissione per la climatologia dell’OMM e da Randall Cerveny, relatore dell’organizzazione per le condizioni meteorologiche e climatiche estreme, che dirige l’archivio dei documenti. Un gruppo internazionale di scienziati atmosferici esamina quindi i dati grezzi e fornisce a Cerveny, professore di scienze geografiche presso l’Arizona State University, raccomandazioni per il suo verdetto finale.

Nel 2005, mentre guardava la copertura dei notiziari americani sulla scia di distruzione dell’uragano Katrina a New Orleans, Cerveny fu colpito dai presentatori televisivi che lo definirono ripetutamente il peggior uragano di tutti i tempi. Lui sapeva che non era vero: mentre Katrina causava 1.800 morti, un ciclone tropicale nel 1970 ne aveva uccise circa 300.000 in quello che oggi è il Bangladesh. Fu allora che Cerveny scrisse un articolo scientifico chiedendo un database ufficiale di record globali. E nel 2007, l’OMM gli chiese di crearne uno, per mantenere i record mondiali, emisferici e regionali per particolari eventi meteorologici estremi.

Secondo l’OMM, conoscere le condizioni meteorologiche e climatiche estreme esistenti è fondamentale per determinare esattamente quanto e quanto velocemente sta cambiando il clima mondiale. Le informazioni sono importanti anche per la pianificazione sanitaria e
di ingegneria civile. Ad esempio, gli architetti devono conoscere la massima velocità del vento possibile quando progettano un ponte.

Un altro motivo per mantenere il database dei record era quello di far progredire la scienza e aiutare i media a mettere in prospettiva gli eventi meteorologici. L’OMM riesamina anche i documenti precedenti al 2007 e talvolta li cancella. Il caso più noto è quello della temperatura record mondiale di 58 gradi misurata nel 1922 a El Azizia, nell’attuale Libia. A seguito di un’indagine durata due anni condotta in condizioni pericolose durante la rivoluzione libica del 2011, il record è stato invalidato a causa di cinque valori inattendibili, tra cui la strumentazione potenzialmente problematica e “un osservatore inesperto”.

Da allora, i 56,7 gradi registrati il ​​10 luglio 1913 a Furnace Creek, nella Death Valley negli Stati Uniti, detengono il record mondiale di calore. Nel luglio 2021, l’OMM ha riconosciuto un nuovo record di temperatura elevata per il continente antartico, confermando una lettura di 18,3 C effettuata presso la stazione di ricerca argentina Esperanza, nella penisola antartica, il 6 febbraio 2020.

Ma soprattutto, l’OMM ha respinto una lettura di temperatura ancora più elevata di 20,75 C (69,35) segnalata il 9 febbraio 2020 in una stazione automatizzata di monitoraggio brasiliana del permafrost sulla vicina isola di Seymour: uno scudo antiradiazioni artigianale portava a un errore di polarizzazione termica dimostrabile per il sensore di temperatura dell’aria del monitor del permafrost, rendendo la sua lettura del record non idonea.

Written by Paola Olivieri