L’Italia è il secondo Paese dell’Unione europea dopo la Grecia per prelievo di acqua dolce per uso potabile in rapporto alla popolazione. Viene estratta da bacini superficiali o sotterranei. Ma solo il 51% di quanto viene immesso in rete viene erogato.
Milioni di persone bevono acqua di scarsa qualità e circa il 40% della popolazione globale affronta situazioni di penuria, secondo quanto riferisce l’Onu, che lancia un appello al risparmio di questa risorsa. Il problema più grave riguarda la dispersione e gli sprechi causati dall’inefficienza delle strutture idriche. Il caso riguarda, in particolare, l’Italia.
Una famiglia su quattro non si fida a bere l’acqua del rubinetto
Il nostro Paese non ha grandi problemi di approvvigionamento o di salubrità, nonostante il 24,9% delle famiglie italiane nel 2022 ancora non si fidasse a bere l’acqua del rubinetto, secondo quanto sostiene l’Istat. Ma, secondo Openpolis, dopo la Grecia l’Italia è il secondo Paese Ue per prelievo di acqua dolce per uso potabile da bacini superficiali o sotterranei. Tuttavia, a livello nazionale, solo il 51% dell’acqua immessa nella rete idrica viene erogata e le perdite idriche maggiori hanno luogo al Sud.
“Le risorse idriche sono sotto pressione”
La situazione non è granché migliore nel resto d’Europa, secondo quanto riporta uno studio dell’European Environmental Agency (Eea), citata da Openpolis. “Le risorse idriche sono sotto pressione”, in particolare nei paesi dell’Europa meridionale, dove le precipitazioni sono sempre più scarse e la siccità è in aumento. L’obiettivo è dunque il risparmio, l’uso accurato e strettamente necessario.
Fonte Agi