Nel nostro Paese viene riutilizzato il 72% di tutti i rifiuti. In Unione europea la media è del 53%, il 55% in Germania.
L’industria italiana del riciclo è in costante crescita. Conta quasi 5.000 imprese, circa un quarto di milione di occupati e oltre 25 milioni di tonnellate (mille chilogrammi equivalgono a una tonnellata) di materie prime seconde prodotte. Si chiamano così quelle nate dal riutilizzo degli scarti di lavorazione derivanti dalle trasformazioni produttive.
Sono alcuni dati del rapporto ‘Il Riciclo in Italia 2022’, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato in occasione della Conferenza nazionale dell’industria del riciclo ‘L’eccellenza del riciclo e le sfide future’. Un evento promosso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Conai e Pianeta 2030 del Corriere della Sera. A patrocinarlo sono stati il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Ispra.
Il confronto tra Italia e Ue
Il report evidenzia anche che l’Italia nel 2020 ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali: si tratta di un primato europeo a fronte di una media del 53%. Nel nostro Paese è più alto anche il tasso di utilizzo di materiali riciclati sul totale dei materiali consumati: 21,6% contro una media Ue del 12,8%. In Germania, il dato è poco più alto (13,4%) mentre si attesta al 55% la quota di rifiuti riciclati.
Settore del riciclo strategico
Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, questo settore è “strategico per non sprecare risorse preziose, per non riempire il Paese di discariche, per recuperare materiali utili all’economia e ridurre le emissioni di gas serra. Per questo in un momento di congiuntura economica negativa servono misure incisive per rafforzare la domanda di Mps, le materie prime seconde prodotte col riciclo ed interventi strutturali per affrontare il forte aumento dei costi dell’energia che per l’industria del riciclo costituiscono la quota maggiore dei costi di produzione”.
Fonte Adnkronos