Sono in prevalenza le donne sopra i 40 anni ad avere a che fare con le vene varicose, un problema che riguarda complessivamente almeno tre milioni di italiani. Le varici sono un reticolo di vene che si gonfiano ed emergono sotto la pelle delle gambe, generalmente di colore blu o violaceo, formando una specie di mappa della metropolitana sugli arti inferiori. Generalmente il problema è considerato esclusivamente estetico e viene nascosto coprendo le gambe con fondotinta per il corpo o sotto le calze coprenti. Ma le vene varicose non sono solo un inestetismo: come la cellulite sono una patologia che, se non curata, può portare a complicazioni non piacevoli, come infiammazioni alle vene (flebiti), infiammazioni con trombo (tromboflebiti) e perfino l’ulcerazione della cute degli arti inferiori (ulcere flebostatiche). Le vene varicose sono la manifestazione di una malattia venosa cronica causata, nella maggior parte dei casi, da un reflusso venoso: quando cioè le valvole smettono di funzionare correttamente e incrementano la pressione e il volume di sangue nelle regioni più estreme. Questo accade perché il sangue non riesce a tornare verso il cuore, ristagna e inizia a dilatare le vene superficiali.

Quali sono le cause delle vene varicose

Mentre le arterie portano il sangue dal cuore ai tessuti, il compito delle vene è quello di portare il sangue cosiddetto “di ritorno” dai tessuti al cuore: le vene delle gambe, quindi, devono lavorare contro la forza di gravità per permettere al sangue di risalire verso il cuore. Per spingere il sangue verso l’alto ed evitare, allo stesso tempo, il suo rifluire verso il basso, è necessario che le pareti delle vene siano elastiche e che le valvole venose funzionino a dovere: quando questo meccanismo non è perfetto, le vene non sono in grado di far risalire il sangue verso il cuore e si creano dei ristagni di sangue nelle vene, provocando la comparsa delle varici.

Tra i principali fattori di rischio troviamo:

-Familiarità

-Sesso femminile

-Vita sedentaria

-Sovrappeso o obesità

-Attività lavorative che inducono a stare in piedi per molte ore al giorno.

-Età: con il passare degli anni le pareti delle vene tendono a diventare meno elastiche e le valvole tendono a indebolirsi.

-Gravidanza: alcune donne incinte sviluppano le vene varicose. Questo accade da una parte perché il volume del sangue materno aumenta per supportare la crescita del feto, e dall’altro perché l’utero, soprattutto negli ultimi mesi di gestazione, esercita un’importante pressione sulle vene delle gambe. Si ritiene che anche i cambiamenti ormonali possano giocare un ruolo nella formazione delle vene varicose in questa fase della vita della donna. Le varici che si sviluppano durante la gestazione migliorano generalmente senza trattamento medico entro il primo anno dopo il parto.

Quali sono i sintomi

I sintomi che più comunemente vengono riferiti da chi soffre di insufficienza venosa comprendono: formicolii, prurito, sensazione di calore, dolore gravativo, sensazione spiacevole di pesantezza, bruciore, gonfiore ed edema, soprattutto alla caviglia. I sintomi insorgono soprattutto quando si resta fermi in piedi per lungo tempo, sono più intensi d’estate e tendono ad attenuarsi con l’esercizio fisico. Le manifestazioni cliniche dell’insufficienza venosa variano a seconda dello stadio della malattia: nelle prime fasi sono presenti soltanto capillari dilatati, mentre nelle forme più gravi la circolazione è talmente compromessa da portare alla formazione di ulcere cutanee.

In ordine di gravità troviamo le seguenti manifestazioni cliniche:

-Teleangectasie: gruppi di capillari dilatati e ramificati di colore rossastro o bluastro. Sono localizzate più spesso sulla faccia laterale della coscia e a livello della superficie interna e posteriore del ginocchio. Sono considerate espressione preclinica di una malattia venosa cronica.

-Varici reticolari: stadio caratterizzato da dilatazioni venose sottocutanee non rilevate.

-Vene varicose: dilatazioni venose superficiali permanenti, rilevate e palpabili di dimensioni variabili. Sono espressione di alterazioni della parete dei principali vasi venosi del sistema superficiale e cioè di grande e piccola safena. Esprimono uno stato di ipertensione venosa cronica e costituiscono la stragrande maggioranza della patologia venosa degli arti inferiori.

-Dermatite da stasi: la stasi ematica, cioè il ristagno di sangue a livello dei tessuti, determina la formazione di un edema infiammatorio cronico localizzato soprattutto alla parte inferiore della gamba, intorno alla caviglia. Si manifesta con prurito e cute eczematosa con formazione di discromie cutanee dovute ad una fuoriuscita dei globuli rossi dai capillari compromessi e conseguenti depositi di emosiderina nei tessuti, con gambe gonfie e scure.

-Lipodermatosclerosi: stato di infiammazione perivascolare del sottocute che diventa inspessito, si formano delle aderenze, la cute è arrossata e scura e il processo ha andamento evolutivo cronico.

-Ulcere cutanee: lesioni croniche che non tendono spontaneamente alla guarigione se non attraverso cure e presidi sanitari che possano permettere di migliorare il ritorno venoso. Tendono a localizzarsi nella parte interna della caviglia e sono causate all’ipossia loco-regionale.

Come prevenire le vene varicose

Sebbene non esista un metodo che possa prevenire la comparsa delle vene varicose, tuttavia esistono comportamenti che, adottati ad ogni età, aiutano a migliorare la circolazione sanguigna in chi soffre di varici, oltre ridurre il rischio di perdita di elasticità delle vene.

-Mantenersi attivi e svolgere esercizio fisico con regolarità: camminare, nuotare, andare in bici sono attività che aiutano la circolazione e la perdita di peso

-Controllare il peso: evitare il sovrappeso e l’obesità

-Seguire una dieta sana: l’estate può essere l’occasione per aumentare il consumo di cibi ad alto contenuto di fibre come verdure e frutta, cereali integrali (farro, orzo, riso integrale, miglio). Meglio evitare cibi troppo salati

-Scegliere le scarpe giuste: con il caldo, meglio evitare l’uso prolungato di tacchi alti che contribuiscono ad aumentare la stasi venosa

-Ridurre o evitare il fumo di sigaretta: il fumo è un fattore di rischio per le malattie del sistema venoso

-Cambiare spesso posizione: stare seduti o in piedi per troppe ore consecutive peggiora i sintomi delle varici. Quando si è obbligati a restare a lungo in piedi, per lavoro ma anche quando si aspetta l’arrivo del bus sotto al sole estivo, contrarre e rilasciare i muscoli dei polpacci mentre si è in piedi favorisce il ritorno venoso dalle gambe al cuore, riducendo la stasi venosa e il gonfiore alle gambe. Invece, se si è costretti a stare tante ore seduti, per esempio durante in viaggio in aereo, cercare di sollevare gli arti posizionando i piedi su un piccolo rialzo o un cuscino.

Le tecniche chirurgiche

Soltanto in casi estremi si interviene chirurgicamente. Si utilizzano tecniche mininvasive come l’ablazione termica con radiofrequenza o laser mirata all’obliterazione di segmenti venosi patologici di grande o piccola safena. Con una sonda si entra nel vaso e, in anestesia locale, viene effettuata l’ablazione con il calore della vena, che viene così chiusa e lasciata all’interno della gamba. Ci sono poi le tecniche non termiche. Tipo l’ablazione meccanochimica: attraverso un catetere rotante si effettua un danno meccanico alla parete e si somministra all’interno delle vene una sostanza sclerosante che occlude il vaso oppure l’ablazione con colla di cianoacrilato metodica indolore, rapida ed efficace, che oblitera le vene patologiche occludendone il lume.

Silvia Trevaini

VideoNews

Obiettivo Benessere

Written by Paola Olivieri