Secondo una nuova ricerca, quasi la metà delle persone butta il cibo perché lo dimentica e questo va poi a male. Alcuni ammettono anche di comprare più di quello che serve.
In Italia quasi la metà delle persone che sprecano cibo (44%) lo fa perché lo dimentica in frigo o nella dispensa della cucina oppure perché lo tiene oltre la scadenza entro cui è consigliato consumarlo. Un 34% ammette anche di calcolare male le necessità e di acquistare più di quello che serve. È quanto emerge da una ricerca di Ipsos per Waste Watcher International Italia, l’Osservatorio sullo spreco alimentare in vista della decina Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che ricorre il 5 febbraio.
La ricerca evidenzia che al sud lo spreco di cibo è cresciuto dell’8%, mentre al nord è diminuito del 4%. Un aumento si registra anche nelle famiglie senza figli e nei Comuni più piccoli (+12%). Nonostante il problema sia diffuso, il 77% degli italiani considera lo spreco alimentare qualcosa di decisamente immorale. Per l’81% delle famiglie interpellate rappresenta uno spreco di denaro mentre il 78% dei giovani lo considera diseducativo.
Confcommercio: “Cruciale analizzare il comportamento dei consumatori”
Durante un evento a Roma, il vicepresidente vicario di Confcommercio Lino Stoppani ha detto che “lo spreco di cibo è un tema di responsabilità sociale sentito come urgente dalla Confcommercio e dalle imprese associate”. Poi ha aggiunto: “La metà delle perdite e degli sprechi alimentari globali avviene a monte, prima che i prodotti arrivino ai negozi, ai magazzini dei rivenditori e ai ristoranti, ma è cruciale analizzare anche il comportamento del consumatore, dentro e fuori casa. Esiste un nesso tra informazione, acquisto e consumo di cibo che svolge un ruolo cardine per far acquisire al consumatore, soprattutto nelle fasce di popolazione dove si spreca più cibo, la consapevolezza necessaria a consolidare abitudini alimentari sane, per sé e per l’ambiente“.