Come dobbiamo comportarci nel caso ci trovassimo davanti a un orso, a un lupo, a un cinghiale? Upday lo ha chiesto all’esperta dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa).
Le recenti notizie, l’uccisione di Andrea Papi in Trentino da parte dell’orsa Jj4, gli incontri nei nostri boschi con i cinghiali e con i lupi, sollevano una domanda: cosa dobbiamo fare davanti a un animale selvatico per evitare di essere attaccati? “La prima cosa da fare sarebbe non trovarsi in quelle situazioni. In che modo? Preavvisando gli animali del nostro arrivo”, spiega ad upday Ivana Sandri, etologa e presidente dell’Enpa del Trentino. Se gli animali selvatici normalmente non amano trovarsi vicino a noi – a meno di non essere attirati, come ad esempio i cinghiali, dal cibo tra i rifiuti nelle nostre città – quando ci muoviamo nel loro ambiente naturale, “la prima cosa da fare è farci percepire, perché tutti gli animali, se ci percepiscono in tempo, si allontanano. Infatti, la maggior parte di noi non riesce a vederli”.
Fare rumore
Parlare, calpestare i rametti, battere con un bastone sugli alberi, portare con sé un campanellino da appendere allo zaino sono modi per avvisare gli animali del nostro arrivo, del nostro passaggio: “Gli esperti di orsi dicono che la cosa più pericolosa da fare verso un orso è spaventarlo, prenderlo di sorpresa. Quindi facciamoci sentire, facciamoci percepire. Se ci accorgiamo di essere dietro una curva a gomito, e magari sottovento, facciamo rumore perché magari potrebbe esserci un animale selvatico dall’altra parte. Ricordiamoci che gli animali pericolosi non sono solo gli orsi e i lupi, tutti gli animali che hanno paura di noi potrebbero diventare pericolosi perché non c’è nessuna migliore difesa, quando sei in pericolo, dell’attacco. Anche un tasso può essere pericoloso se preso di sorpresa”.
Quando siamo immersi nell’ambiente, i rischi ci sono, ma l’importante è conoscerli: “Poco tempo fa l’antropologo trentino DuccioCanestrini ha detto che la cultura della montagna è – e io aggiungo o dovrebbe ritornare ad essere – cultura del limite. Con l’ambiente naturale ci rapportiamo con possibili rischi. Rischi che noi dobbiamo conoscere e, se li conosciamo, possiamo evitarli”.
Con l’orso retrocediamo con calma
Con gli orsi, “dobbiamo dare loro la sensazione di non volerli attaccare, che noi non siamo un pericolo per loro. C’è qualche zoologo che dice: ricordatevi che gli orsi sono dei fifoni”, prosegue Sandri, che racconta il momento in cui si è trovata, con un’altra persona e due pastori tedeschi, a circa 15 metri da due cuccioli di orso: “Ci siamo trovati vicini ai due cuccioli senza averlo compreso prima. Quando ce ne siamo accorti, senza parlare e cercando di far stare tranquilli i nostri cani, ci siamo girati e siamo tornati per la strada da cui eravamo arrivati, camminando molto tranquillamente e stando attenti a che non ci fossero movimenti strani intorno a noi. Ancora oggi sono convinta che la madre fosse vicina e che ci osservasse”.
Quale sarebbe stato il comportamento errato? “Fermarsi a una distanza così ravvicinata dai due cuccioli mettendo sotto stress la madre. Se avessimo visto la madre osservarci, avremmo dovuto arretrare magari senza darle le spalle in modo da tenerla sotto controllo e da capire se si stesse muovendo o meno. Arretrare, comunque, senza mettersi a correre perché chi corre dà un messaggio di urgenza, di frenesia, di stress, inducendo un comportamento di predazione o quantomeno di rincorrere chi sta scappando e sta dando loro un messaggio di un qualche pericolo. Ecco perché i maggiori destinatari di attacchi di animali di orsi, lupi, parlo anche in zone come l’Alaska, sono i runner e chi è in bicicletta, quindi soggetti che si muovono velocemente”.
Al lupo mostriamoci più grandi
Anche con i lupi, dicono gli esperti, bisogna farsi sentire: “I lupi soffrono di neofobia, evitano tutto quello che non è conosciuto. L’uomo è un estraneo per il lupo, quindi tendono ad evitarlo. Anche con i lupi facciamoci sentire. Se li dovessimo vedere, gli esperti suggeriscono di farci percepire più grandi, muovendo le braccia. E poi fare rumore battendo le mani, battere sui sassi, sugli alberi perché così possiamo farli scappare”.
Togliamoci dalla strada dei cinghiali
Stesso discorso vale per i cinghiali: “In linea di massima, ci evitano. È ovvio che se li abbiamo abituati che nel parcheggio del supermercato trovano cibo abbandonato o bidoni facilmente apribili, è facile che se ci vedono con il sacchetto della spesa lo vogliano e ci seguano”.
Se si incontrano cinghiali su un sentiero, l’indicazione è quella di spostarsi: “Da un cacciatore ho saputo che la conoscenza che si passano tra di loro è che i cinghiali tendono a seguire i percorsi. Dicono quindi che la cosa più importante è togliersi dalla loro strada perché loro, in linea di massima, continueranno lungo il sentiero. Se si trova un albero, basta anche un alberello, l’indicazione è mettersi dietro a questo perché i cinghiali, a quel punto, ci percepiscono molto meno e continuano sulla loro strada”, aggiunge Sandri. Con i serpenti, invece, è importante farsi percepire attraverso le vibrazioni del terreno battendo un bastone e facendo i passi percepibili.
Nella natura con prudenza
“Entriamo nella natura con una certa tranquillità, con prudenza e tranquillità, sapendo che la maggior parte dei pericoli viene da animali che noi solitamente non teniamo in considerazione, come zecche, vespe e zanzare”, precisa Sandri. “Quando andiamo in montagna o in posti dove ci possono essere questi animali, una buona prudenza sarebbe non andarci smanicati e con i pantaloncini corti, ma con i calzettoni e i pantaloni lunghi”.