Le ondate di calore dell’estate 2022 e gli altri fenomeni relativi al cambiamento climatico ci hanno insegnato che non siamo i padroni del mondo: l’ambiente soffre con conseguenze sulla salute mentale di molti. È l’eco-ansia, una sindrome sempre più diffusa soprattutto tra i giovani, angosciati dalla prospettiva di future calamità ambientali. Per combatterle, l’esperto consiglia di tirare fuori tutta la propria capacità di adattamento.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito il cambiamento climatico come una “minaccia esistenziale per tutto il mondo” e ha rinnovato l’impegno della sua amministrazione per contrastare gli effetti sulla sicurezza e sulla salute dei cittadini americani. Le ricadute di eventi catastrofici naturali sulla psiche umana sono un fatto noto per la scienza. Disturbi del sonno, stress, ansia, depressione e nei casi più estremi attacchi di panico e idee suicidarie, sono i ‘sintomi’ dell’eco-ansia, ovvero quella sensazione generalizzata che le basi ecologiche dell’esistenza stiano per crollare sotto i nostri piedi.
Nel paper “Eco-ansia: come pensare al declino ambientale legato ai cambiamenti climatici sta influenzando la nostra salute mentale” scritto a sei mani dagli studiosi australiani Kim Usher, Joanne Durkin e Navjot Bhullar nel 2019, viene sottolineata l’importanza di un aspetto e cioè di come si sappia da tempo dell’influenza degli eventi metereologici sulla salute mentale dell’essere umano. La pubblicazione spiega anche come si sappia estremamente poco delle conseguenze mentali ed emotive causate invece dall’eco-ansia e quindi dalla consapevolezza dei lenti e graduali cambiamenti dell’ambiente non assimilabili ai “banali” eventi stagionali. “Non siamo così consapevoli degli impatti a lungo termine, come l’effetto del cambiamento climatico sull’agricoltura e la vivibilità di paesi e città, e il risultato è sulla nostra salute mentale” scrivono gli studiosi.
L’eco-ansia è una forma specifica di ansia relativa allo stress o al disagio causato non solo dai cambiamenti ambientali ma soprattutto dalla nostra conoscenza di essi. Proprio l’evoluzione dei tempi e dunque una maggiore consapevolezza della questione climatica, spinge donne e uomini ad avvertire una preoccupazione nuova che trova terreno fertile soprattutto tra gli under 25.
Grazie a uno studio multicentrico pubblicato su Lancet e definito dal Guardian come il più dettagliato mai pubblicato sull’argomento, si è visto come su un campione di 10 mila giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, la percentuale di chi si dice estremamente preoccupato e stressato dai cambiamenti climatici si attesti al 59%: più della metà. “Le voci dei giovani sull’ansia per il clima”, questo il nome della ricerca, ha dimostrato come i cambiamenti climatici e le risposte inadeguate dei governi siano associati all’ansia e al disagio in molti bambini e giovani a livello globale. “Questi fattori di stress psicologico minacciano la salute e il benessere e potrebbero essere interpretati come moralmente dannosi e ingiusti, c’è un urgente bisogno di aumentare sia la ricerca che la reattività dei governi” si legge nello studio. I movimenti per il clima ed i “Fridays for future”, infatti, sono in Italia e nel mondo quasi esclusivo appannaggio dei giovani, ma questo potrebbe avere una ragione molto ben radicata nella psicologia , gli adulti tendono a essere più preparati all’incertezza da un lato e, dall’altro, più preoccupati per le necessità immediate.
Secondo il professore Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta, l’eco-ansia esiste perché l’essere umano sta perdendo la capacità di adattamento.
Cosa intende dire?
Cosa facciamo quando entriamo in auto ed abbiamo caldo? Accendiamo l’aria condizionata, e allo stesso modo nella vita siamo condizionati in tutto. Stiamo perdendo questa capacità di adattamento ai cambiamenti perché l’uomo, anche se per definizione si adatta, sta trasformandosi.
La paura del mutamento climatico può essere causa di disturbi?
Si, ma è anche vero che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, sono un processo graduale e l’uomo di centinaia o migliaia di anni fa ha sempre trovato il modo di sopravvivere.Tutto quello che noi sappiamo sulla Terra e su quali rischi stiamo correndo è assolutamente vero, ma non abbiamo esattamente la consapevolezza di quando questo accadrà.
Magari sta già accadendo
Se togli lo zaino a un bambino, toglierai per sempre in lui la possibilità di resistere a quello sforzo, di adattarsi alla situazione. Quel bimbo non si adatterà più a niente ed è indubbio che nella storia vince chi si adatta. Questa scarsa capacità è dovuta chiaramente anche all’educazione e quindi a maggior ragione, se il processo è già in atto, stiamo commettendo un grosso errore.
È quindi un qualcosa che spaventa solo i più giovani?
Assolutamente no. L’eco-ansia riguarda anche il mondo degli adulti, ma si avverte in maniera molto meno marcata perché gli adulti hanno oggi preoccupazioni più immediate come la scarsità di lavoro, la crisi politica ed economica. Se prendiamo un uomo di 50 anni e senza preavviso lo togliamo dalla sua area di comfort, mostrerà gli stessi sintomi di un giovane che vive l’eco-ansia.
In che modo gli adulti possono aiutare gli adolescenti?
Gli adulti potrebbero spiegare che noi non sappiamo davvero cosa riserva il futuro e che convivere con l’incertezza è una regola. Ce lo ha insegnato il virus. Pensavamo di essere i padroni del mondo, mai avremmo immaginato tanto e invece è accaduto. In psicologia c’è qualcosa che supera il concetto di resilienza perché con la resilienza tu devi aspettare che arrivi qualcosa per riorganizzarti mentalmente, ma non è mica detto che si debba soggiacere a un trauma per riorganizzarsi.
In che modo l’eco-ansia può essere gestita?
Dovremmo avere la spinta per recuperare una forza intrinseca che possiamo chiamare robustezza, anti fragilità o pro attività. Solo attingendo a queste nostre risorse i problemi possono essere affrontati, ma man mano che arrivano. La gestione degli imprevisti fa parte della vita.
La scuola può fare qualcosa per gli adolescenti?
Gli insegnanti fanno tutto il contrario di ciò che andrebbe fatto: interrogazioni e compiti in classe programmati danno l’idea della frammentazione del sistema educativo. Ai ragazzi eccessivamente preoccupati dal futuro climatico bisogna dare un segnale positivo e far capire loro che l’uomo è partito dalle caverne, con le sue ansie, stress e depressioni, ma poi è anche arrivato a oggi. Evoluzione vuol dire che vince chi è in grado di vedere oltre l’ostacolo.