La cistite è un’infiammazione – e a volte un’infezione – che può colpire chiunque poiché le cause sono di diversa natura. Ogni donna sa cos’è la cistite e che disagi provoca, perché ci insegna l’epidemiologia, tutte la sperimentano almeno una volta nella vita. In particolare, la menopausa e l’uscita dal periodo fertile, nella donna si accompagna a un aumento del rischio di cistite. I cambiamenti ormonali che influenzano la flora batterica, la riduzione del tono dell’uretra e le più frequenti perdite di urina, rendono la donna più vulnerabile alla contaminazione batterica che provoca la cistite. In generale però, a causa della conformazione anatomica dell’apparato uro-genitale, cioè l’uretra è più corta rispetto a quella dell’uomo, i batteri presenti nella parte terminale dell’intestino, vicino all’ano, o nella vagina, riescono più facilmente a risalire verso uretra e vescica e per questo la cistite è più frequente nelle donne. Chi ne è soggetto può correre ai ripari con semplici accorgimenti per prevenire l’insorgenza di questo antipatico e doloroso disturbo. La vera sfida non è evitare infatti il primo episodio, ma impedire che si ripresenti o che diventi un problema frequente. Ne parliamo con il Dott. Giuseppe Canovaro Urologo presso la Casa di Cura San Paolo di Pistoia.
Perché viene la cistite?
La cistite è la risposta dell’epitelio che riveste la vescica ad una aggressione batterica. La cistite è il risultato di un’interazione fra batterio uropatogeno e ospite. La possibilità di avere una infezione dipende solo quindi parzialmente dalla virulenza dei batteri ma anche dalla quantità dei batteri presenti nella vescica e dalla adeguatezza dei meccanismi di difesa dell’ospite. Solo batteri molto virulenti possono infettare un soggetto con alta risposta immunitaria viceversa anche batteri poco patogeni possono creare anche infezioni importanti in soggetti con poche difese. La maggior parte dei batteri che colonizzano la vescica provengono per via ascendente da uretra/vagina o dall’ intestino. Fattori favorenti la cistite sono i rapporti sessuali, la carenza di estrogeni che avviene comunemente dopo la menopausa, alterazioni intestinali, il ridotto introito di liquidi, il diabete e la gravidanza. La presenza di alterazioni anatomiche e la difficoltà all’emissione di urine rendono le cistiti “complicate” con la possibilità di estensione a tutto l’apparato urinario e la necessità di una terapia antibiotica più estensiva. Le cistiti possono ripresentarsi diventando ricorrenti quando insorgono almeno 3 volte all’anno. Riuscire ad individuare fattori favorenti può prevenirne l’insorgenza.
Quali sono i primi sintomi della cistite?
Nella maggior parte dei casi si ha una di piuttosto improvvisa comparsa di bruciore minzionale che aumenta fino a diventare massimo al termine della minzione stessa con aumento della frequenza delle minzioni e difficoltà a controllare lo stimolo. Le urine diventano torbide e assumono un odore sgradevole. Non sempre si può avere anche dolore sovrapubico o/e sangue nelle urine. La febbre nelle forme non complicate è generalmente assente.
Come calmare il bruciore della cistite?
La concentrazione batterica è determinante nell’ aggravare una sintomatologia cistitica. Una riduzione significativa della carica batterica può portare a un miglioramento dei sintomi. L’idratazione orale con il proporzionale aumento della quantità di urina eliminata con la minzione determina la riduzione drastica della carica batterica. Il bruciore ad urinare può tendere a ridurre la quantità di quanto beviamo ma questo è un errore. Solo bevendo molto possiamo rapidamente migliorare la sintomatologia. La presenza di urine alcaline può favorire ulteriormente la proliferazione batterica per cui può aiutare assumere bevande che permettono di acidificare le urine. Una bevanda a base di ibisco può svolgere questa funzione avendo anche un’azione antibatterica.
Che differenza c’è fra disinfettante, antibatterico e antibiotico delle vie urinarie?
I farmaci che usiamo per combattere le cistiti presentano meccanismi di azione profili e caratteristiche differenti. Sono armi fondamentali che vanno usate adeguatamente con tempi e dosaggi congrui. Il tema della resistenza batterica cioè lo sviluppo di agenti patogeni che rispondono poco o nulla agli antibiotici si sta affacciando prepotentemente anche per l’uso spesso non corretto dei farmaci antibatterici. Se sono presenti batteri all’ esame urine ma non ci sono sintomi preferiamo non usare antibiotici che diventano indispensabili quando insorgono i sintomi della cistite. Il trattamento può variare da una sola dose di farmaco o un trattamento breve di 2-3 giorni. Dobbiamo trattare diversamente una cistite complicata da una non complicata, riservando alla prima un trattamento maggiore e per più tempo. Il medico deve conoscere la storia della paziente e lo stato della resistenza agli antibiotici nella realtà nella quale lavora. Alcune sostanze inserite nella lista integratori alimentari possono coadiuvare l’azione antibatterica come gli estratti del mirtillo e uno zucchero come il D-Mannosi. Interessante soprattutto nelle forme ricorrenti la prevenzione delle recidive mediante l’uso di un vaccino assunto per via orale (l’OM 89).
In quali casi bisogna ricorrere alla chirurgia?
Quasi mai è necessario ricorrere alla chirurgia nelle cistiti. Fra le cistiti complicate e ricorrenti ci sono quelle favorite da un problema anatomico alla base che determina una difficoltà alla emissione di urina. Anche se le cistiti sono più frequentemente presenti nelle donne possiamo trattare cistiti ricorrenti maschili che spesso sono da considerare complicate da febbri fino ad arrivare alla setticemia e sono dovute a ostruzione urinaria, per esempio nella ipertrofia prostatica. In questi casi risolviamo l’ostruzione, causa delle infezioni, con una chirurgia endoscopica
Silvia Trevaini
VideoNews