Nel nuovo piano, aggiornato rispetto alla versione del 2018, sono state fatte alcune previsioni rispetto ai cambiamenti climatici in atto nel nostro Paese. Dall’aumento delle temperature alle perdite economiche del settore turistico, ecco cosa potrebbe accadere.
È stato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il testo, aggiornato rispetto alla versione del 2018, sarà ora sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione ambientale strategica.
“Si tratta”, ha spiegato il ministro Gilberto Pichetto, “di uno strumento di programmazione essenziale per un paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica. Le recenti tragedie di Ischia e delle Marche hanno ricordato quanto sia assolutamente necessaria in Italia una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento per rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti ai cambiamenti climatici. Il piano era in lavorazione da tempo: da quando si è insediato il nuovo governo, con il supporto di Ispra, abbiamo accelerato le procedure e, come assicurato nelle scorse settimane, entro la fine dell’anno siamo riusciti a velocizzare l’iter che ci dovrà portare a definire un piano atteso e necessario per la tutela del nostro territorio“, ha concluso il ministro.
Temperature: in Italia +5 gradi entro il 2100
Secondo quanto riporta il piano, in Italia la temperatura media aumenterà tra gli uno e i cinque gradi centigradi entro il 2100 rispetto ai livelli preindustriali. Il futuro incremento delle ondate di calore avrà un impatto anche sul pericolo di incendi che dovrebbe registrare “un significativo aumento”, fino al 20% su Alpi e Appennini.
Anche le acque nazionali risentiranno dell’aumento. Il livello del mare italiano salirà fino a 19 centimetri in più se non si metteranno a punto azioni di mitigazione del clima e la temperatura del mare rischia di crescere fino a +2,3 gradi centigradi.
La situazione dei ghiacciai: 30/40% del volume perso
La criosfera, l’insieme di neve, ghiacciai e permafrost, “è fortemente impattata dai cambiamenti climatici“, si legge nel documento. Infatti “negli ultimi decenni la durata e lo spessore della neve si sono fortemente ridotti così come lo stock idrico nivale che si accumula ogni anno a fine inverno”. In conseguenza di ciò “i ghiacciai hanno già perso dal 30 al 40% del loro volume“.
Per i sette corpi glaciali considerati, Careser, Ciardoney, Basodino, Sforzalina, Dosde Orientale, Fontana Bianca, Vederetta Pendente, si sta verificando “una generale tendenza alla deglaciazione e alla fusione, anche se con andamento discontinuo”. Il trend di bilancio decisamente più significativo “è quello espresso dalla lunga serie storica del Caresèr (Trentino-Alto Adige): si tratta di un ghiacciaio di dimensioni maggiori rispetto agli altri, seppure sia in decisa riduzione areale”.
L’impatto dei cambiamenti climatici sul turismo: perdite per miliardi di euro
Nel 2021 si è avviata la ripresa del settore turistico ma la situazione in Italia è “destinata a cambiare in conseguenza dei cambiamenti climatici” con “effetti diretti e indiretti”, si prevede nel documento appena pubblicato. Il settore è infatti “particolarmente sensibile alle caratteristiche meteorologiche e di comfort climatico, soprattutto nel caso di turismo balneare e montano”. Le stime delle possibili variazioni indicano che “in uno scenario di aumento della temperatura di 2 gradi, si stima una riduzione del 15% degli arrivi internazionali, del 21.6% in uno scenario di incremento di 4 gradi“. Tenendo conto anche del comportamento dei turisti nazionali, l’impatto netto sulla domanda totale italiana “risulta comunque in una contrazione del 6,6% e dell’8,9% con perdite dirette per il settore stimate in 17 e 52 miliardi di euro nei due scenari climatici, rispettivamente”.
Per il segmento turistico invernale, secondo l’Ocse, “già in caso di una variazione moderata di temperature (+1 gradi), nessuna delle stazioni sciistiche del Friuli Venezia-Giulia avrebbe una copertura nevosa naturale sufficiente a garantire la stagione”. Lo stesso accadrebbe “al 33%, 32% e 26% delle stazioni in Lombardia, Trentino e Piemonte, rispettivamente”. Ma “con un aumento di 4 gradi solo il 18% di tutte le stazioni operanti nel complesso dell’arco alpino italiano avrebbe una copertura nevosa naturale idonea a garantire la stagione invernale”.
Gli obiettivi del Piano
Il piano ha l’obiettivo di fornire un quadro di indirizzo nazionale per implementare azioni volte a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici, nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche. La proposta di Piano è stata già illustrata alle Regioni nel corso di due riunioni che si sono tenute il 7 novembre e il 20 dicembre scorso. Esaminate le osservazioni e conclusa la procedura, il testo andrà all’approvazione definitiva con decreto del ministro.
Si procederà poi all’insediamento dell’Osservatorio Nazionale, che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano attraverso l’individuazione delle azioni di adattamento nei diversi settori. L’Osservatorio definirà le priorità, individuerà i soggetti interessati e le fonti di finanziamento, oltre che le misure per rimuovere gli ostacoli all’adattamento. I risultati di questa attività potranno convergere in piani settoriali o intersettoriali, nei quali saranno delineati gli interventi da attuare.
Fonte Adnkronos