Ficus carica L. – Parte utilizzata: falsi frutti e foglie

Descrizione. Il Fico comune (Ficus carica L., 1753) è una pianta xerofila dei climi subtropicali temperati, appartenente alla famiglia delle Moraceae. E’ un piccolo albero poco longevo (3-10 m) o, spesso, arbusto non più alto di 5 m, con apparato radicale molto espanso; possiede un fusto breve e contorto, con rami numerosi, fragili, che formano una chioma schiacciata; la corteccia è sottile, verde e erbacea sui rami e sui fusti giovani, mentre è scabra grigio-cenere sul tronco e sui rami più vecchi. Possiede gemme di tre tipi, tutte presenti su rami di 1 anno: foglifere, fiorifere e miste; le prime, piccole e spesso dormienti, sono in posizione laterale; le fiorifere sono grosse e tondeggianti; le ultime, apicali e coperte da due squame, hanno forma conica. Le foglie sono alterne palmato-lobate (raramente semplici), con picciolo di 3-6 cm, a 3-5-(7), lobi oblunghi, disuguali espansi in alto, dentellati al margine, a base cordata o tronca e lamina (5-10 x 8-15 cm) di color verde scuro, ruvida superiormente, pubescente e più chiara di sotto; grande varietà della profondità dei lobi, con nervature in forte rilievo. Spiccata eterofillia per età della pianta e tra le varietà. Quello che comunemente viene ritenuto il frutto del fico è in realtà una grossa infruttescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità, detta siconio di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all’interno della quale sono racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi; una piccola apertura apicale, detta ostiolo, consente l’entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti, che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza (che diventa perciò una infruttescenza), sono numerosissimi piccoli acheni. La polpa che circonda i piccoli acheni è succulenta e dolce, e costituisce la parte commestibile. Nel fico a frutti commestibili, abbiamo tre tipi di siconi, che danno, annualmente, distinte fruttificazioni e vengono definiti a seconda del periodo in cui maturano:

  • fioroni, o fichi fioroniche si formano da gemme dell’autunno precedente e maturano alla fine della primavera o all’inizio dell’estate (giugno e luglio);
  • fichi, o forniti, o pedagnuoliche si formano da gemme in primavera e maturano alla fine dell’estate dello stesso anno (agosto e settembre);
  • cimaruolio tardivi prodotti da gemme di sommità prodotte nell’estate e maturano nel tardo autunno. La produzione di cimaruoli è limitata a regioni dove l’estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo; spesso è incompleta o insoddisfacente.

Esistono varietà che producono solo fioroni, e spesso anche la varietà è per estensione nominata “fiorone”; altre producono solo forniti; altre producono entrambe, di norma con una delle due fruttificazioni di maggior rilievo come qualità o quantità ed una seconda di rilievo minore. Le varietà con tripla fruttificazione sono pochissime, e la terza fruttificazione è di norma irrilevante. I fichi generalmente vengono raccolti a completa maturazione con tutto il peduncolo, nella ore più calde e asciutte della giornata. Centinaia sono le diverse varietà di questi frutti. La più comune è la “Ficus carica”, dalle molteplici dimensioni e colori, dal giallo al nero.

Storia. Il nome generico latino deriva dal greco “sycos” = fico; l’epiteto specifico si riferisce alla Caria, regione dell’Asia minore da cui tradizionalmente si riteneva che la pianta provenisse. Il fico, per la facilità della sua riproduzione, sembra sia stata la prima pianta coltivata dall’uomo, undicimila anni fa nella zona della Mezzaluna fertile. Molto noto ai popoli dell’antichità, nell’Antico Testamento il fico, insieme con la vite, era simbolo di fertilità e vita gioiosa.
Ai tempi della Grecia classica i frutti di quest’albero venivano considerati “degni di nutrire oratori e filosofi”, Platone era ghiottissimo di quelli secchi, e se un bambino soffriva di balbuzie veniva portato sotto ad una fico per cercare di facilitargli la favella. Frutti già considerati afrodisiaci dagli ellenici, usavano il termine “sykon” (fico) per indicare i genitali femminili, forse per la forma che assumono se spaccati in due. Il fico era un albero sacro a Priapo, dio della fertilità greco e romano, in onore del quale sembra se ne consumassero i prodotti prima di un convivio amoroso.
La convinzione che il fico fosse un eccitante erotico venne ribadita anche della Scuola Medica Salernitana “… veneremque vocat, sed cuilibet obstat” (provoca lo stimolo venereo anche a chi vi si oppone). La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli. Oggi il fico fa parte del panorama Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia. In Italia lo si trova sopratutto in Puglia, Campania e Calabria, ma è presente anche nelle altre regioni.

Proprietà. I fichi sono frutti altamente energetici: forniscono, infatti, 47 Kcal per 100 grammi di prodotto. L’acqua ne costituisce l’82% in peso. Nel fico si annovera un cospicuo contenuto di carboidrati (11%), circa il 2% di fibre, l’1% di proteine e pochissimi grassi (0,2%). I fichi sono un concentrato di sali minerali, in particolare potassio, magnesio e ferro, ma anche le vitamine antiossidanti rivestono un ruolo importante. Il suo impiego è sfruttato anche in ambito fitoterapico per le molteplici virtù terapeutiche. I fichi, sia freschi che secchi, possiedono delle proprietà benefiche che li rendono utili come rimedio naturale in caso di stitichezza, di ipokalemia, di malnutrizione e di reflusso gastro-esofageo. Le note proprietà lassative dei fichi sono dovute all’azione sinergica di due tipi di fibre, contenute ad elevati livelli in questi frutti: le fibre insolubili e quelle solubili. La fibra insolubile più abbondante è la lignina che, non essendo digeribile dall’apparto digestivo umano, arriva all’intestino tal quale e va ad aumentare il volume fecale e la peristalsi intestinale. Le fibre solubili, invece, sono delle mucillagini che come un gel favoriscono il transito intestinale. La carenza di potassio (ipokalemia) è una condizione abbastanza frequente che si manifesta con stanchezza e apatia, crampi muscolari e vertigini. I fichi, ricchi di questo minerale, consumati ogni giorno, possono soddisfare alle richieste di potassio dell’organismo. Il consumo di fichi, non a caso, viene consigliato agli sportivi in cui il potassio scende a seguito di sforzi intensi o della massiccia sudorazione. I fichi sono frutti energetici, non tanto per le calorie che rimangono contenute ma in quanto contengono zuccheri semplici facilmente assimilabili dall’organismo. Per questo, ma anche per il prezioso contenuto in sali minerali, i fichi sono utili nel contesto di diete ricostituenti e in caso di malnutrizione. Come l’ananas anche i fichi contengono enzimi digestivi capaci di facilitare la scomposizione dei nutrienti, utile quindi in caso di reflusso gastro-esofageo.

Impiego. Questi frutti ricchi di zucchero, minerali e vitamine, sono facilmente digeribili, possono essere consumati freschi o secchi, ed inseriti in ricette dolci (torte, gelati, marmellate) o salate (antipasti vari). Come detto prima, i fichi apportano notevoli proprietà ma, se mangiati in eccesso possono avere delle controindicazioni. Se si tratta di frutti freschi, le dosi consigliate, riferite a soggetti sani sono circa 170 grammi al giorno corrispondenti a tre fichi di media grandezza. Per i soggetti diabetici, invece, è consigliato consumare i fichi solo saltuariamente e in misura di uno o due frutti al massimo. Per quanto riguarda i fichi secchi, le dosi consigliate sono pari a due o tre frutti al giorno mentre vanno evitati in caso di diabete e sovrappeso. Dal frutto dei fichi viene inoltre estratto il latte di fico, che vanta la proprietà di curare i calli e le verruche, rigorosamente mediante applicazione esterna; attenzione a non metterlo dove la pelle è sana, perché è irritante, proprio a causa dell’azione caustica che lo rende utile per le problematiche di cui sopra.

Latte di Fico

Il gemmoderivato della pianta del fico ottenuto dagli estratti meristematici, agisce nelle forme di tipo psicosomatico acute o croniche a carico del sistema gastrointestinale. Tale attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti nelle gemme. La sua assunzione regolarizza la motilità gastrica e normalizza la secrezione dei succhi digestivi, esercitando un’azione antinfiammatoria sulle mucose. Viene perciò impiegato nel trattamento di ulcere gastroduodenali, gastriti coliti, nelle distonie neurovegetative, e come coadiuvante per i problemi digestivi a carico dello stomaco (difficoltà digestiva da diete iperproteiche, sonnolenza postprandiale e pesantezza epigastrica).

USO INTERNO: Il macerato glicerinato delle gemme: 40-50 gc in due somministrazioni giornaliere, lontano dai pasti.

Avvertenze. Evitare l’assunzione di fico e suoi preparati in caso d’ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. Inoltre, i fichi possono avere delle controindicazioni soprattutto se assunti in grandi quantità, ad esempio un’elevata concentrazione di fibre può aumentare in modo eccessivo la peristalsi intestinale causando crampi addominali e formazione di feci non cementate, quindi possono causare diarrea; in più i fichi contengono zuccheri semplici facilmente assimilabili che innalzano notevolmente la glicemia (livello di zuccheri nel sangue), per questo vanno evitati dai soggetti diabetici; oltre a ciò i fichi, soprattutto secchi, vanno evitati quando si è a dieta proprio perché contengono zuccheri semplici in grado di innalzare il livello di glucosio nel sangue. Infatti a questo innalzamento è correlato l’aumento dei depositi adiposi: gli zuccheri in eccesso vengono trasformati in grassi e trasferiti al tessuto adiposo.

Written by Paola Olivieri