Uno studio italiano dimostra che l’associazione di tea tree oil e probiotici è efficace per contrastare l’infezione vaginale senza effetti collaterali, a sottolinearlo un articolo di Chiara Caretoni per Ok Salute e Benessere.

Prurito, bruciore, difficoltà nei rapporti sessuali, secrezioni abbondanti ma anche arrossamento, gonfiore e fessurazione dei genitali esterni: questa sintomatologia fastidiosa e talvolta insostenibile è ben nota a tutte le donne che, una o più volte nella vita, hanno contratto un’infezione vulvovaginale da candida, chiamata candidosi o candidiasi. Del disturbo, così frequente nella popolazione femminile, con un’incidenza addirittura del 90%, si è recentemente occupato anche un gruppo di ricercatori italiani, che ha condotto uno studio clinico preliminare per verificare l’efficacia di un nuovo trattamento a base di probiotici e olio essenziale di Melaleuca alternifolia (tea tree oil).

I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Pochi sanno, infatti, che «la maggior parte delle candidosi sono scatenate dalla candida albicans, un fungo che normalmente abita nella vagina senza generare alcun problema», chiarisce Filippo Murina, responsabile del servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’Ospedale Vittore Buzzi Università di Milano.

«Tuttavia, quando è presente un disequilibrio della flora vaginale dovuto a una diminuzione dei batteri “buoni” che contribuiscono a mantenere sano l’ambiente, questo innocuo micete può proliferare, irritare le mucose e provocare un’infezione, avvertita in modo doloroso dalla donna».

In altre parole: quando il microbiota è in ordine, i microorganismi benefici creano una barriera protettiva contro l’aggressione degli agenti patogeni e della candida stessa; al contrario, se la flora è in subbuglio, il fungo non incontra alcun ostacolo e può dare origine a un’infezione.

Ma perché l’ambiente vaginale può essere in disequilibrio e favorire la propagazione propagazione della candida? Esistono dei fattori scatenanti, come ad esempio «l’assunzione prolungata di antibiotici, utilizzati per combattere altre patologie, e l’alterazione del benessere intestinale, accompagnata spesso da episodi di colite», continua il ginecologo.

«È ormai noto, infatti, che i batteri “cattivi” di una flora fortemente irritata possono migrare dalla sede enterica verso l’apparato uro-genitale, agevolando la formazione di candidosi». L’infezione, che è maggiormente contratta dalle persone con diabete mellito e con un sistema immunitario compromesso e indebolito a causa di alcune malattie in atto, «potrebbe anche essere favorita da un apporto eccessivo di zuccheri semplici e carboidrati, nonostante esistano ancora pochi riscontri scientifici che lo dimostrino», rivela Murina.

REGOLE IGIENICHE PER EVITARE IL CONTAGIO

La candidosi è un’infezione fungina contagiosa, che si trasmette molto facilmente attraverso i rapporti sessuali e sfregando sui genitali salviette e asciugamani utilizzati da chi ha tale disturbo. «È per questo motivo che molto spesso anche gli uomini contraggono la candida, che nei maschi si manifesta con un’infiammazione del glande, accompagnata da arrossamento e bruciore intenso», ricorda lo specialista. È bene quindi seguire semplici norme igienico-comportamentali, che non sono soltanto parte integrante della cura, ma costituiscono il primo passo per prevenire il disturbo.

Ognuno deve possedere almeno un paio di asciugamani personali, per la detersione del viso e per quella di altre parti del corpo, avendo cura di cambiarli con frequenza. «Dopodiché, bisognerebbe preferire detergenti delicati specifici per i genitali, magari arricchiti di sostanze naturali e lenitive come la camomilla o la malva», prosegue Murina. «Inoltre, è meglio indossare indumenti intimi di cotone, non troppo stretti, senza cuciture invasive e preferibilmente di colore bianco».

NEL 7% DEI CASI IL DISTURBO È RICORRENTE

A prescindere dalle regole di igiene, da seguire con attenzione quotidiana, è indispensabile rivolgersi al proprio ginecologo fin dalla comparsa dei primi sintomi, in modo da intraprendere subito il trattamento più adeguato. La terapia, infatti, varia a seconda della tipologia di candidosi presente. «L’infezione acuta o con recidiva occasionale può essere curata con gli azoli, cioè farmaci antimicotici da utilizzare per via topica, attraverso l’applicazione locale di creme o l’inserimento di ovuli vaginali oppure per via orale con l’assunzione, ad esempio, del fluconazolo ad azione antifungina », spiega nel dettaglio l’esperto.

In entrambi i casi, il trattamento dev’essere limitato nel tempo per contenere i possibili effetti collaterali. Il 7% delle donne con candidosi, però, può sviluppare una forma ricorrente, cioè quella che indicativamente si presenta almeno quattro volte all’anno. «I farmaci antimicotici, assunti con frequenza diradata nel tempo, consentono di ridurre l’incidenza delle recidive, ma il disturbo si ripresenta ogniqualvolta si interrompe la terapia», annota Murina. «Ecco perché sono state studiate nuove cure in grado di preservare l’equilibrio della flora batterica vaginale, prevenendo l’infezione». Tra questi trattamenti di recente introduzione troviamo proprio quello che associa l’azione del tea tree oil, olio essenziale ricavato dalla pianta Melaleuca alternifolia, a quella dei probiotici, cioè microorganismi vivi che esercitano funzioni benefiche per l’organismo se somministrati in quantità adeguate.

LA RICERCA PREMIATA

«Abbiamo deciso di esaminare questa combinazione dopo aver dimostrato il ruolo fungicida del tea tree oil nei casi di candidosi in uno studio che ha vinto il Fellowship Program 2013 di Gilead», chiarisce Maura Di Vito, biologa specializzata in patologia clinica e dottore di ricerca in patologia umana al dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di sanità.

«L’ulteriore studio è stato possibile grazie all’impegno dei team di altri tre ricercatori afferenti ad altrettanti prestigiosi gruppi di ricerca: nello specifico, Paola Mattarelli dell’Università di Bologna, Francesca Mondello dell’Istituto superiore di sanità e Giuseppe Fracchiolla dell’Università di Bari».

L’azione del tea tree oil, a basse concentrazioni, è selettiva per le cellule fungine lasciando vitali i ceppi probiotici che, se reintrodotti con la dieta, sono in grado di riequilibrare il microbiota alterato. «Da qui è nata l’idea di approfondire l’associazione di questi due principi attivi per trattare e prevenire l’infezione da candida», aggiunge Di Vito. Tra il gennaio 2015 e il marzo 2016, nove donne in cura presso il dipartimento di ginecologia del presidio ambulatoriale Sant’Andrea di Roma (Asl RM1) sono state inserite in uno studio pilota, dopo essere risultate positive allo screening vaginale per la ricerca dei miceti. Le volontarie hanno seguito una terapia orale a base di ceppi probiotici di lattobacilli per una durata di due settimane, al termine delle quali sono state eseguite nuove analisi microbiologiche per verificare se il canale vaginale fosse ancora contaminato o meno. «Nel caso di tampone negativo, i probiotici avevano già risolto il problema, mentre in caso di positività, chiedevamo di proseguire la terapia di probiotici associata all’applicazione giornaliera di un ovulo vaginale contenente tea tree oil per ulteriori 15 giorni», chiarisce Di Vito. Dopo il primo trattamento di soli batteri «buoni», cinque pazienti su nove non presentavano più una colonizzazione da candida, mentre altre due donne delle restanti quattro sono riuscite a debellare l’infezione con la seconda terapia combinata di probiotici e tea tree oil. Le ultime due, che alla fine dell’esperimento presentavano ancora la colonizzazione fungina, hanno tuttavia mostrato un netto miglioramento della sintomatologia. «Per la prima volta abbiamo individuato l’attività benefica di questa associazione, atta da un lato ad aggredire il micete decontaminando il canale vaginale con il tea tree oil e, dall’altro, a contrastare la sua colonizzazione reintegrando la flora batterica con ceppi probiotici, il tutto senza riscontrare alcun residuo dei componenti dell’olio essenziale di melaleuca a livello sistemico né tantomeno effetti collaterali associati a questi componenti naturali», afferma Di Vito. Sebbene si tratti di una ricerca condotta su un campione ristretto di donne e sia necessario sviluppare ulteriori studi su gruppi più ampi, i dati raccolti rappresentano un buon viatico per ulteriori indagini che potrebbero aprire nuove strade alla cura della candidosi.

Written by Paola Olivieri