La pianta della Mandragora è largamente distribuita in tutto il Mediterraneo. Tutte le sue parti, sono potenzialmente pericolose per la presenza di sostanze dalle proprietà allucinogene.
Non è affatto difficile riconoscere la mandragora: difatti, la sua radice ricorda da vicino la forma del corpo umano, con tanto di testa, braccia e gambe. Tant’è che gli antichi credevano addirittura di poterne distinguere il sesso: mandragora maschio e mandragora femmina. Le proprietà farmacologiche della pianta erano note fin dall’antichità, infatti, la Mandragora officinalis (Atropa mandragora secondo Linneo, che le diede il nome – per la sua potenziale velenosità – da Atropo, una delle tre Parche, deputata a “recidere la vita degli Esseri umani”) ha sempre acceso la fantasia dell’uomo sin dai tempi più remoti: e proprio per il suo aspetto antropomorfo non poteva non suggerire la presenza nelle radici e nelle foglie, di virtù magiche e medicinali. La stessa Genesi riporta: “Rachele richiese a Lia la radice di mandragora per ottenere la fecondità”. Tutte le sue parti sono velenose, e contengono alcaloidi come scopolamina, atropine e ioscina. La pianta era usata a scopo lenitivo, analgesico, anestetico e afrodisiaco, ma anche per le proprietà allucinogene. Ci sono diversi report di avvelenamento accidentale per la sua grande somiglianza con altre piante comuni e commestibili, come alcuni tipi di lattuga, o per il consumo da parte dei bambini delle sue bacche.
La Mandragora è un’erba perenne della famiglia delle Solanacee con fiori di un blu pallido, frutti gialli, foglie oblunghe ovali e radici spesse, carnose e spesso biforcute, che secondo le leggende assomigliano a volti umani e dove sono più concentrate le sostanze pericolose. I sintomi vanno da nausea, vomito, problemi intestinali, secchezza delle fauci e difficoltà a urinare per intossicazioni leggere fino appunto ad allucinazioni, delirio e tachicardia, anche se sono riportati anche casi di morte per sospetto avvelenamento. Sono molti i riferimenti a questa pianta anche nella letteratura ‘non scientifica’, con una serie di leggende legate al suo utilizzo ad esempio da parte delle streghe. La principale è probabilmente quella che afferma che una volta strappata dal terreno la mandragora emette un ‘urlo’ capace di rendere pazzo chi lo ascolta, ripresa anche in una scena di un film della serie Harry Potter.