I corsi più inquinati e quelli più puliti
L’inquinamento dei fiumi dovuto a medicinali e prodotti farmaceutici rappresenta “una minaccia per la salute ambientale e globale”. Lo afferma uno studio dell’Università di York in collaborazione con altri 85 istituti mondiali e pubblicato dalla rivista scientifica statunitense PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America).
La ricerca è una delle più estese che sia mai stata intrapresa a livello mondiale, perché analizza la maggior parte dei corsi d’acqua presenti sul nostro Pianeta, grazie allo studio in mille località lungo 258 fiumi che si trovano in più di 100 Paesi. A inquinare maggiormente i corsi d’acqua dolce sono la plastica del cibo da asporto, che arriva direttamente negli oceani, ma anche i contraccettivi disciolti che impattano in modo negativo sull’ecosistema marino. Quello di cui si parla poco però è la presenza di composti farmaceutici, il cui impatto è ancora poco noto. I siti più inquinati si trovano per lo più nei Paesi a reddito medio-basso e in aree dove ci sono scarichi di acque reflue e una cattiva gestione della produzione farmaceutica.
Complessivamente, più di un quarto dei fiumi campionati presentava i cosiddetti “principi farmaceutici attivi” a un livello non sicuro per gli organismi acquatici. Nemmeno i più moderni ed efficienti impianti di trattamento delle acque reflue sarebbero in grado di sciogliere questi composti prima che finiscano in acqua. I fiumi in Pakistan, Bolivia ed Etiopia sono tra i più inquinati, con il Rio Seke in Bolivia che si aggiudica il primo posto per essere il peggiore. Quelli più puliti invece sono in Islanda, Norvegia e nella foresta amazzonica.
I farmaci più presenti nei fiumi
Le due sostanze rilevate più frequentemente sono la carbamazepina, usata per trattare l’epilessia, e la metformina, con cui si tratta il diabete. Sono state trovate alte concentrazioni anche di caffeina e nicotina e dell’antidolorifico paracetamolo. In Africa, poi, è stata trovata anche in grandi concentrazioni l’artemisinina, usata nella medicina antimalarica.
Le conseguenze e gli interventi che si devono attuare
La presenza di antibiotici nei fiumi potrebbe anche portare allo sviluppo di batteri resistenti, danneggiando l’efficacia dei farmaci stessi e rappresentando una minaccia globale per la salute ambientale.
Secondo gli autori del rapporto, una delle poche soluzioni che potrebbe avere un effetto in questo momento è l’uso corretto dei farmaci. Bisognerebbe rendere più difficile il modo in cui le persone si procurano certi medicinali, come gli antibiotici, ma sarebbero utili anche restrizioni più severe sulla quantità delle dosi.