In passato, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (dall’inglese “Binge Eating Disorder“, spesso abbreviato con la sigla BED) era considerato una sottocategoria di un disturbo alimentare. Attualmente è invece riconosciuto come una patologia medica grave, che può causare anche la morte. Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è un disturbo alimentare di tipo bulimico che si manifesta con episodi di assunzioni ricorrenti e protratte di cibo, associate alla sensazione di perdere il controllo dell’atto del mangiare, ma non seguite da manovre di eliminazione (induzione del vomito, assunzione di diuretici  o lassativi) o di altri comportamenti compensatori (attività fisica sostenuta).

La percentuale di incidenza della malattia non è conosciuta, perché racchiude anche la categoria degli obesi e di quel 30-40% di persone che si rivolgono al medico per problemi di sovrappeso. Si quantifica tuttavia che il 3% della popolazione soffra di BED. Il disturbo colpisce in maggior misura il sesso femminile, con un rapporto di 3 a 2 tra femmine e maschi. La manifestazione del comportamento incontrollato avviene con maggior frequenza nella tarda adolescenza e dopo i 30 anni. Da questa età in poi, detiene un andamento costante fino ai 55 anni, e poi si assiste ad una nuova risalita dell’andamento nell’adulto che ha superato questa età e nell’anziano. Uno dei motivi di interesse di questo disturbo è legato alla frequente associazione con l’obesità. I trattamenti di riduzione del peso basati su restrizioni dietetiche drastiche, ripetute e protratte, possono essere ritenuti una causa concorrente all’insorgenza del Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

Inoltre, uno studio pubblicato sulla rivista Appetite e condotto presso l’Università della California Meridionale a Los Angeles, rivela che mangiare in modo incontrollato e sull’onda delle emozioni potrebbe rovinare non solo la silhouette ma anche la memoria. Gli esperti hanno analizzato 93 individui di 18-65 anni e con una serie di questionari ad hoc hanno raccolto informazioni sia sul loro rapporto sul cibo, sia sulla loro capacità di rievocare il passato, quindi sulla loro memoria autobiografica. Ebbene è emersa una chiara correlazione tra l’abitudine a mangiare in modo incontrollato (abbuffate) o in modo emotivo e una minore performance nel rievocare il proprio passato. L’ipotesi avanzata dagli esperti è che un problema rinforzi l’altro in un circolo vizioso senza fine perché chi ha poca memoria del proprio passato tenderà a dimenticare episodi in cui ha mangiato male e in modo incontrollato e soprattutto non terrà a mente le conseguenze (emotive e fisiche) di quegli episodi, quindi tenderà sempre a ricadere nello stesso errore a tavola.

Written by Paola Olivieri