I dolorosi “paterecci” sono favoriti dalla pelle secca e dal contatto coi batteri: ecco come curarli evitando le ricadute.

Si potrebbe proprio dire che la salute delle mani è… nelle “tue mani”. Il patereccio, detto anche giradito,  è un’infiammazione superficiale o sottoepidermica che interessa le estremità delle dita delle mani o dei piedi. Il patereccio è spesso causato da batteri, comuni piogeni (stafilococchi e streptococchi) e, talvolta, da Candida albicans, che si trovano comunemente sulla pelle, ma che riescono a penetrare attraverso la cute danneggiata da un trauma, anche lieve come un graffio o una puntura. Mangiarsi le unghie, succhiare il dito, lavare i piatti o utilizzare sostanze chimiche irritanti rappresentano comportamenti in grado di aumentare il rischio di contrarre un’infezione. Nelle unghie delle mani questa patologia è comune in soggetti che si sottopongono a ripetuti contatti con acqua, solventi o saponi: l’umidità permette a certi microorganismi di proliferare, come la candida o altri batteri.

 

Come già detto in precedenza, gli agenti batterici o micotici possono penetrare a livello tissutale attraverso piccole lesioni (schegge, graffi o punture) e sono trasportati generalmente con la saliva. Una volta avvenuto l’accesso ai tessuti da parte di questi microrganismi, la naturale reazione di difesa del corpo è quella di indurre una risposta flogistica locale, che provoca una sintomatologia tipica dei processi infiammatori (rossore, gonfiore, calore e dolore). Inoltre, può sommarsi contemporaneamente un’infezione batterica e fungina. Il patereccio non dev’essere considerato un disturbo banale: se trascurato può estendersi alle strutture profonde di un dito e provocare anche gravi conseguenze. La diagnosi è basata fondamentalmente sull’ispezione dell’area interessata.

 

Inoltre, sembrerebbe che le numerose disattenzioni che si riservano producano una secchezza dei tessuti che costituisce, a sua volta, un elemento predisponente al passaggio di batteri e di funghi che si trovano in quantità nell’ambiente che ci circonda. Quindi, per prima cosa bisogna curare di più le mani proteggendole con guanti in lattice e non mangiucchiando le pellicine; la bocca, tra l’altro, è uno dei luoghi dell’organismo a più alta carica batterica. Massaggiare le mani prima di addormentarsi con una crema alla calendula, che ha un’azione ammorbidente e disinfettante. Una volta che le mani avranno ripreso un trofismo discreto, non sarà più necessario fare questa operazione tutte le sere: 2-3 volte la settimana sarà sufficiente. Se compare il patereccio con pus, arrossamento e dolore ai lati dell’unghia, si applica una goccia di olio essenziale di chiodi di garofano con un bastoncino di cotone, imbevuto in olio di mandorle dolci per ridurne l’aggressività sulla pelle, 2 volte al dì fino a risoluzione.

 

Oltre a ciò, esistono altre terapie di tipo omeopatico – fitoterapico per combattere il patereccio, come:

  • Hepar sulfur: chiamato anche solfuro di calcio, si prepara miscelando fiori di zolfo e calcare di ostrica. Questo presidio omeopatico è utile per evitare che si formi un ascesso purulento nella zona colpita da giradito. Posologia: Viene utilizzato per il patereccio alla diluizione di 30 CH e se ne assumono 3 -4 granuli almeno tre volte al giorno.
  • Belladonna: è una pianta di cui si utilizzano le foglie dopo averle essiccate, in questo caso si può utilizzare una diluizione di 30 CH o di 200 CH. Posologia: in base ai casi (si verrà consigliati dall’erborista di fiducia) alla dose di un granulo al giorno.
  • Olio di melaleuca: questo olio essenziale, che rappresenta il principio attivo della pianta melaleuca, ha proprietà antibatteriche, anti fungine e antivirali e pertanto può essere utilizzato come disinfettante per la zona colpita da patereccio. Posologia: si consiglia di assumerne circa 2 – 3 gocce al giorno a stomaco vuoto, nel caso in cui si utilizzi la formulazione orale, oppure di frizionare la zona colpita con un paio di gocce, nel caso si utilizzi la formulazione topica.
Written by Paola Olivieri