Un nuovo report mostra come i lockdown e le restrizioni adottate per limitare il coronavirus hanno influito sulla produzione e sul recupero dei rifiuti. Nonostante le differenze regionali, emergono trend simili.
Secondo il report dell’Istat “Raccolta differenziata dei rifiuti: comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città, anni 2020-2021” nel 2020, i rifiuti urbani prodotti in Italia, rilevati dal catasto rifiuti dell’Ispra, sono stati pari a 28,9 milioni di tonnellate. Si tratta del 3,6% in meno di quelli del 2019.
Il report attribuisce il calo nella produzione dei rifiuti urbani alle restrizioni adottate per limitare la diffusione del coronavirus, e rivela che la flessione si è verificata in modo più consistente nel Centro (-5,4%), ma è avvenuta anche al Nord (-3,4%) e nel Mezzogiorno (-2,6%).
L’Istat rivela che la quantità di rifiuti prodotti è diminuita ovunque tranne in Valle d’Aosta, dove è rimasta stabile. Il calo più consistente si è avuto in Calabria e nelle province autonome di Trento e Bolzano (oltre il 6%). Con 381,4 kg di rifiuti urbani per abitanti, la Calabria è anche una delle Regioni dove se ne producono meno. Al lato opposto della classifica troviamo Emilia-Romagna (639 kg per abitante), Valle d’Aosta (609,2) e Toscana (583,1).
Le Regioni che fanno più raccolta differenziata
Il report mostra che nel periodo considerato sono stati fatti progressi anche nella raccolta differenziata: nel 2020 ha raggiunto il 63% del totale dei rifiuti urbani, 1.8 punti percentuali in più rispetto al 2019. L’area dove si differenzia di più è la Provincia autonoma di Trento (76,7%), dove si ha anche una produzione di rifiuti urbani pro capite inferiore alla media nazionale (486,4 kg per abitante). Seguono il Veneto (76,1% di raccolta differenziata), la Sardegna (74,5%) e la Lombardia (73,3 e 467,8).
Fonte Adnkronos