Dal report settimanale dell’osservatorio Anbi emerge una situazione allarmante che registra una situazione di sofferenza idrica perdurante dal 2021 su ampie zone del Paese. Ecco qual è lo scenario.
La condizione idrologica dell’Italia è compromessa: al Nord piove sempre di meno e la poca acqua termina in mare. Al Sud, invece, gli eventi meteo fanno sempre più paura. Il quadro emerge dal report settimanale dell’osservatorio Anbi, associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, che registra una situazione di sofferenza idrica perdurante dal 2021 su ampie zone del Paese.
La siccità
In Piemonte, l’indicatore Spi (standard precipitation index) a 12 mesi definisce “estrema” la condizione di siccità su tutta la Regione (uniche eccezioni, i bacini di Dora Baltea ed Alto Po, la cui crisi idrica è classificata “severa”). Dopo un ottobre senza pioggia, il deficit pluviometrico di novembre è stato, ancora una volta, altissimo: -48,8%; in diversi bacini ha sfiorato o toccato valori sotto al 60% (Toce, Orco, Stura di Lanzo, Residuo Po confluenza Dora Riparia). Le portate dei fiumi, al netto dei rialzi dei giorni scorsi, registrano scarti, che vanno dal -63% della Toce al -91% del Tanaro mentre il deficit supera l’80% per Po, Varaita e Sesia.
In Veneto, a novembre, si segnala un deficit idrico regionale del 21% con il record nel bacino del Piave (-50%). Questo inizio d’anno idrologico (ottobre-novembre) conferma un apporto pluviometrico dimezzato.
In Lombardia, dove la portata del fiume Adda cresce di 12 metri cubi al secondo, le riserve idriche stoccate sono deficitarie del 57,6% rispetto alla media storica. In Emilia-Romagna restano “a secco” i bacini irrigui piacentini, i cui i volumi idrici stoccati sono addirittura inferiori a quelli del 2017, anno di grande siccità. Continuano a scendere i livelli dei corsi d’acqua marchigiani ed anche del fiume Tevere nella bassa valle umbra, mentre e’ da segnalare la crescita di oltre due metri nel livello alla diga di Corbara.
Rispetto alla media storica, le portate dei fiumi risultano mediamente inferiori del 38% sull’Adige, del 59% sul Po, del 60% sul Brenta, dell’81% sul Bacchiglione; dato positivo della settimana è la ripresa della Livenza, il cui livello sale di oltre un metro. Il lago di Garda ha toccato il minimo storico, ma tutti i grandi laghi settentrionali sono sotto media.
Nel Lazio, il lago di Nemi cresce di sei centimetri. Curiosa è la condizione del Comune di Cerveteri, che resta la zona meno piovosa d’Italia, e resta la poco invidiabile titolo di “capitale della siccita’”. In Campania, la prima rilevazione di dicembre 2022 presenta una netta inversione di tendenza: i fiumi Volturno e Sele sono in calo, presentando livelli idrometrici inferiori alla media del quadriennio 2018/2021; il Sarno è in calo lungo tutto il corso; il Garigliano è in crescita nel basso corso, ma resta al di sotto delle medie dell’ultimo quadriennio. Intanto, il lago di Conza sul fiume Ofanto presenta un ulteriore, notevole incremento dei volumi, mentre sono in calo i bacini del Cilento sul fiume Alento.
Il maltempo
Il maltempo di questi giorni ha portato mediamente circa 38 millimetri di pioggia, con punte nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (mm. 80,4 a Domodossola). La neve ha fatto capolino ovunque tranne che sulle Alpi Pennine ed alle quote più basse di quelle Lepontine.
Nonostante qualche timida ripresa, nella maggior parte delle stazioni di rilevamento le falde sono ben al di sotto dei minimi storici (in qualche caso oltre i 60 centimetri). Non va meglio alle acque superficiali: il volume invasato nei bacini del Piave si attesta complessivamente al 45% del consueto, mentre l’invaso del Corlo, sul Brenta, è stabile al 26%. Il meridione continua ad essere la zona più umida del Paese. I
fenomeni più violenti si sono manifestati in Calabria ed in Sicilia (province di Messina e Catania). Nella prima delle due Regioni, abbondanti e violente precipitazioni hanno provocato esondazioni del fiume Tacina; nel territorio di Pagliarelle, nel crotonese, dal 26 novembre sono caduti oltre 340 millimetri di pioggia. In Sicilia le celle temporalesche hanno colpito maggiormente la zona di Novara di Sicilia, nel messinese, dove in sole due 2 ore si sono abbattuti ben 150 mm di pioggia. In Sardegna, infine, le precipitazioni di inizio dicembre sono state inferiori a quelle registrate nelle altre regioni.
Come prevenire
“Emerge sempre più evidente”, spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, “la necessità di capitalizzare gli apporti pluviali che, nelle attuali condizioni infrastrutturali, terminano al 90% in mare, ristorando solo superficialmente il territorio e non creando riserva idrica per i mesi a venire”.
“Per questo”, aggiunge il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi, “chiediamo che i circa due miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico, che risulterebbero non ancora destinati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr, ndr), possano essere indirizzati su alcuni dei progetti multifunzionali, ma soprattutto cantierabili in tempi celeri, del Piano Laghetti, da noi presentato con Coldiretti”.
Fonte Agi