L’estratto di questa rampicante favorisce la mobilità articolare, rinsalda i legamenti e limita il deterioramento delle cartilagini.

Con le sue foglie che già a fine settembre si colorano di giallo, di viola e di rosso rubino, creando vivaci macchie cromatiche sui tronchi degli alberi e sulle pareti delle vecchie case, la vite canadese è uno dei rampicanti più diffusi alle nostre latitudini. Della pianta esistono una cinquantina di varietà, anche se la famiglia d’origine è la medesima della vite da uva: a differenza di quest’ultima, però, la vite canadese – nota anche come vite vergine – è “sterile” e non produce grappoli, ma solo bacche bluastre non commestibili che raggiungono la piena maturazione in autunno inoltrato.

 

Scrigno di minerali e polifenoli. Originaria del Nord America (ma diffusa anche in Asia), la vite canadese sul finire della stagione tinge il suo fogliame di sfumature accese, dovute alla straordinaria concentrazione di sali minerali, zuccheri e polifenoli che la rendono, in gocce o decotto, un ottimo rimedio per trattare le infiammazioni, in special modo quelle osteoarticolari. In effetti la vite vergine è una vegetale forte, esuberante, che vive bene in pieno sole come all’ombra, ma quello che la caratterizza è il suo grande spirito di adattamento: proprio per questo simbolicamente rappresenta l’energia necessaria per affrontare la delicata fase di transizione climatica e psicofisica di ottobre, che ci impone una notevole flessibilità e un netto cambio di ritmo rispetto alle abitudini estive. Con l’arrivo dell’umidità, del resto, è facile che le articolazioni, cioè quei punti in cui ossa, tendini, cartilagini e legamenti si collegano fra di loro per rendere possibile il movimento, entrino in uno stato di sofferenza: se infatti i cambiamenti vengono affrontati con rigidità e tensione, è naturale che ne facciano le spese prima di tutto le zone di snodo del corpo. Ecco perché in questo periodo dell’anno compaiono contratture e dolori, disturbi per i quali la vite canadese è davvero un toccasana.

 

Un vegetale forte e flessibile, che si adatta a ogni situazione Anticamente le foglie della vite (anche quella canadese) venivano considerate degli amuleti e si usavano per decorare case e templi nei mesi autunnali: ma mentre la vite da uva è simbolo di prosperità e di abbondanza, la vite vergine, capace di “attaccarsi” e di crescere con vigore anche in luoghi abbandonati e terreni poveri, rappresenta la tenacia e la capacità di superare anche le prove più difficili.

NON MANGIARE LE BACCHE! Le bacche di colore blu della vite canadese, che giungono a maturazione fra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, sono tossiche per l’uomo ma risultano molto gradite agli uccelli: di questi frutti, grandi quanto un pisello, che crescono a grappoli fra le foglie, vanno ghiotti soprattutto i merli e i tordi.

Bacche

Distende i muscoli e allenta le tensioni Raccogli le foglie colorate della vite canadese prima che si stacchino dai tralci, lavale sotto l’acqua fredda, asciugale e mettine 4-5 manciate in un litro d’acqua già in ebollizione; attendi 10 minuti, filtra il decotto, lascialo intiepidire e aggiungilo all’acqua del tuo bagno serale. Ti aiuta a eliminare le tensioni della giornata e combatte contratture, cervicalgie e mal di schiena.

Rinforza il sistema venoso. Lo stesso decotto, completamente raffreddato, si usa anche per i semicupi in caso di emorroidi. Oppure puoi aggiungerlo all’acqua del pediluvio se alla sera hai le caviglie e i polpacci gonfi e affaticati.

IL GEMMODERIVATO In caso di strappi e lombalgie. Richiedi in farmacia il gemmoderivato di vite canadese (MG 1 DH), che si ottiene dalla macerazione dei giovani germogli del rampicante: è un validissimo alleato in caso di artrite, reumatismi e in tutte le sindromi infiammatorie articolari (inclusi gli strappi), soprattutto nei casi di peggioramenti dovuti all’umidità e alla stanchezza. Posologia: 50 gocce 2 o 3 volte al dì, assunte 10 minuti prima dei pasti. La durata del trattamento va da 1 a 2 mesi, da intervallare con 15 giorni di sospensione fra un ciclo e l’altro.

Written by Paola Olivieri