Emorroidi e ragadi sono entrambi problemi riguardanti la parte finale dell’intestino: l’ano. Le ragadi sono piccole ma profonde lesioni cutanee che possono interessare varie regioni corporee, in particolare gli orifizi, come la bocca e l’ano. In pratica si tratta di taglietti che si formano intorno all’apertura anale a causa di un’eccessiva dilatazione durante il passaggio delle feci; sono quindi particolarmente dolenti alla defecazione, e poiché la zona abbonda di terminazioni nervose sono molto dolorose. Devono essere gestite al meglio perché, se trascurate, manifestano più di frequente recidive e sul lungo periodo possono formare fistole: diventano cioè così profonde da formare un canale patologico che crea un collegamento con la cute sottostante. Le fistole sono risolvibili soltanto chirurgicamente e presentano recidive in un caso su quattro.

Le emorroidi, invece, non sono di per sé una patologia come molti pensano, bensì strutture vascolari dell’ano. In caso di predisposizione e fattori sfavorevoli, che elencheremo più avanti, possono infiammarsi, accumulare al loro interno molto sangue e aumentare così tanto di volume da fuoriuscire dalla propria sede e diventare anch’esse molto dolorose. Le emorroidi possono essere interne o esterne. Le più semplici da diagnosticare sono ovviamente quelle esterne, vista la loro posizione più facile alla palpazione: spesso e il paziente stesso ad accorgersi della loro presenza dopo l’evacuazione e a sentirle proprio fisicamente. Le emorroidi interne sono allo stesso modo molto fastidiose e doloranti e, come quelle esterne, provocano un forte dolore durante l’evacuazione, spesso anche con sanguinamento.

L’approccio farmaceutico a queste problematiche risulta spesso non risolutivo ma contenitivo, in quanto allevia o toglie il sintomo che, purtroppo, se non si eradicano le cause all’origine, tende successivamente a ripresentarsi. Tra i rimedi farmacologici più utilizzare più utilizzati si trova il cortisone, che in caso di ragadi non soltanto è un palliativo ma peggiora il problema. Il cortisone è infatti un potente sfiammante e toglie il dolore nel giro di pochissimo, ma non permette la cicatrizzazione della ragade e ha come effetto collaterale di renderla più profonda, per cui non appena la zona si infiamma nuovamente il dolore sarà ancora più intenso.

La buona alimentazione.

Per quanto riguarda l’alimentazione i punti focali sono due; in primis cercare il più possibile di andare regolarmente di intestino: stipsi e diarrea sono molto dannose per queste problematiche! Infatti, se le feci rimangono a lungo all’interno del colon diventano troppo dure, e quando passano dall’ano irritano la zona provocando nuova infiammazione e aumentando la probabilità di creare ragadi o di aprire quelle che si sono già rimarginate con fatica. Se invece si soffre di diarrea anche l’alta acidità che ha questo tipo di feci può essere dannosa.

Per emorroidi e ragadi, invece, si rimanda in linea generale ai consigli già presentati per stipsi e diarrea con delle piccole note in aggiunta la frutta secca può essere un forte irritante sia per una sia per l’altra problematica. A meno che non ci sia una forte diarrea, invece, i legumi sono un’ottima arma contro le problematiche a cariche dell’ano: grazie alla loro particolare fibra rendono le feci morbide; sono inoltre ricchi di isoflavoni, che hanno proprietà emollienti e antinfiammatorie rispetto ai disturbi dell’ano. Se provocano meteorismo è consigliato consumarli passati: non con un frullatore a immersione ma con il passatutto a maglie fine, alla vecchia maniera, in modo da eliminare la cuticola esterna, che è la parte più indigesta, e da non incorporare aria, che può causare meteorismo e fastidio all’addome.

Le erbe amiche.

La ben nota Erba di San Giovanni, o Iperico (Hypericum perforatum) può essere citata qui per le sue attività riparatrici dei tessuti e le sue potenzialità terapeutiche sulle lesioni cutanee. Azione antinfiammatoria e cicatrizzante esercita anche la Consolida (Symphytum officinale): questa specie è comunissima nelle nostre campagne e ben evidente in primavera, quando colora di viola i campi. Con le sue radici si può preparare un decotto in questo modo: mettere 30 gr di radici in un litro di acqua fredda, portare a ebollizione e lasciar bollire per 10 minuti. Altrimenti si può preparare un semplice infuso, lasciando in infusione il tutto per almeno 20 minuti. Si possono utilizzare le preparazioni così ottenute per bagni locali e lavaggi due volte al giorno per una settimana, scendendo poi una volta a settimana (solo esclusivamente per uso esterno).

Per la cura delle emorroidi si può ricorrere sia a rimedi per uso interno sia rimedi per uso esterno. Per uso interno possono risultare molto inutili la Centella (Centella asiatica) e Ippocastano (Aesculus hippocastanum), che rappresentano i capostipiti delle droghe a saponine utilizzate nel trattamento dei disturbi venosi. Aumentando la resistenza dei capillari, e diminuendo la capillarità e gli stravasi di sangue, sono entrambe piante dotate di spiccata attività vasoprotettrice e antinfiammatoria.

Per uso esterno sono molto molte le piante citate in letteratura per il trattamento delle emorroidi, come Aloe Vera, Iperico, Achillea, Menta e Amamelide. Tuttavia vorremmo qui spendere due parole a favore del Cipresso (Cupressus sempervirens), che, fra le sue “coccole”, contiene olio essenziale, tannini e flavonoidi, con azione vasocostrittrice, tonificante delle pareti vasali e anche antinfiammatoria. Si può preparare una tisana casalinga con radici di Altea, Achillea millefoglie e bacche di Cipresso, e tale soluzione può essere utilizzata per bagni locali e lavaggi due volte al giorno per 10 giorni.

Written by Paola Olivieri